La scelta di Giglio sta nella natura marmorea integrale dell'intero manufatto: è un blocco di marmo bianco, uno statuario di Carrara lavorato come farebbe uno scultore, a togliere, a svuotare, per cavare la parte profonda e liberare le superfici dall'intimità profonda, dal segreto di ogni materiale. Finalmente svincolate da quel vincolo inevitabile che hanno tutti i materiali con il loro spessore. Tre rocchi in marmo si compongono per sovrapposizione, ciascuno svuotato dello spessore profondo. Mettono in comune le superfici, relazionando i due piani, a terra e in quota, in continuità scultorea. Un monolite, tale appare nel suo disegno continuo, dove base e piano possono dialogare per tramite dell'elemento mediano, che risolve, con le ruvide ed eleganti scanalature, il nostro naturale bisogno di geometria. Una lastra circolare in vetro sul piano completa la struttura e ne definisce la forma, tuttavia consente la percezione, inusuale, dell'interno di una scultura. Se ne prevedono tre tipologie dimensionali per tre usi differenti e due tipi di finiture delle superfici. Nelle scanalature verticali sulla superficie evoca l'archetipo della colonna, o di uno dei rocchi della colonna dell'architettura classica.